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La famiglia a piedi scalzi

a piedi scalzi

Una famiglia a piedi scalzi

Camminare a piedi scalzi sull’asfalto nel freddo della notte, tra le macchine. Piedi sporchi di vita che si mischiano nella folla all’ora di punta, che si fanno spazio tra le auto in coda e tra la gente.

Per Davide non è mai stata una novità. Lui viene da Bologna e anche in pieno inverno camminava per le gelide strade della città a piedi scalzi con il suo contrabbasso in spalla. Tra i migliori musicisti dell’Emilia Romagna, dicono in tanti, e il più stravagante, lo dicono invece i fatti. Per Davide stare a piedi nudi è la ricerca di quella leggerezza che il sistema spezza un pò, con le sue regole e i suoi modelli. Però Davide non era fatto per quel mondo, troppo randagio e libero per camminare nel traffico a piedi nudi e con il suo contrabbasso in spalla.  Oggi ha due bambini e una moglie dolcissima. A piedi scalzi gli ha portati su un isola nell’Oceano Atlantico, e il talento randagio ha sentito il profumo di casa.

Ha sempre il filo da pesca nella borsa di cuoio che porta con sé. Ha comprato una piccola barca di legno verde e rossa, e una bicicletta dove Radovan Tor si arrampica sul telaio, mentre il piccolo Yan Azul è accucciato alle spalle del papà in una sacca di tela.

Radovan Tor e Yan Azul sono i nomi incantevoli dei due angeli biondi che Davide e Ksenija hanno messo al mondo e a cui hanno poi regalato l’infanzia felice su un’ isola. Lei è serba. Una giovane pittrice che ha prima studiato Belle Arti a Belgrado, la sua città, e poi a Bologna dove ha conosciuto Davide e la bellezza di un amore semplice e speciale. Due spiriti liberi. Davide si era innamorato dell’oceano in Portogallo, dove aveva vissuto per qualche tempo. Ksenija non aveva mai visto l’oceano. Due artisti della mano e del cuore. La città gli ha fatti incontrare, il sogno di una vita leggera a piedi scalzi gli ha poi concesso la loro isola. Radovan Tor ha tre anni, il viso delicatissimo di un angelo e lo sguardo fiero di un piccolo ometto. Ha imparato con la sua mamma e il suo papà a pescare al moletto di Corralejo e ha ereditato dal suo papà il talento musicale. Ha soltanto tre anni ma quando suona la batteria lascia tutti incantati.

Concentrato e orgoglioso ha il ritmo che gli scorre nel sangue e la determinazione di un piccolo ometto di mondo. Seduto sullo sgabello la batteria pare gigante per le sue manine, ma lui ha maestria e bravura e i piedini neri neri gli penzolano sullo sgabello troppo grande.

Yan Azul ha poco più di un anno. E’ talmente bello che quasi inibisce. Lui ti guarda con i suoi occhioni azzurri, grandi e fermi, e ti accenna un sorriso. In quel momento ti regala un mondo. Se dovessi paragonare la bellezza a un immagine sarebbe quel sorriso con quegli occhi ipnotici che ti osservano attenti. E’ accucciato nella sua sacca di tela, pelle a pelle con il suo papà e ha i piedini paffuti e neri neri.

Davide e Ksenija hanno regalato ai loro figli l’oceano e il deserto, il profumo della marea quando si abbassa e le stelle che esplodono nel cielo la notte. Quelle stelle che avrebbero faticato a vedere nel caos della città. Hanno scelto la leggerezza della vita sana, i piedi nudi e sporchi che seguono il cammino e assaporano la libertà di una quotidianità dai colori caldi. A vederli sono il ritratto di una felicità delicata e senza pretese. Davide e Ksenija hanno la serenità dipinta sul volto e che sono appagati lo si percepisce sulla pelle quando camminano per il villaggio, diretti al moletto a pescare. Tutti e quattro mano nella mano e a piedi scalzi. In quella stretta tutto quello di cui hanno bisogno per vivere: l’amore e la libertà.

Di Graziana Morcaldi
Foto di Remo Angeloni

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