Ecco come Chiara ha portato la sua creatività a Fuerteventura
di Alessandra Ros
Appassionarsi all’arte a tal punto di vederla in ogni piccola cosa è una delle caratteristiche di Chiara Tosi, ex studentessa dell’Academia di Belle Arti di Brera ed oggi proprietaria della conosciuta caffetteria Amarena situata nel Centro Commerciale Campanario a Corralejo.
“L’arte la puoi trovare anche in una cesta di frutta” commenta Chiara durante l’intervista, ed è proprio questa energia che trasmette il suo bar con i suoi piccoli e graziosi dettagli sparsi qua e la.
- Chiara, cosa ti ha portato a Fuerteventura?
- Di cosa ti occupavi in Italia e come ti sei adattata inizialmente alle isole Canarie dal punto di vista lavorativo?
- Come descriveresti questa fortuna che hai avuto nel trovare sempre lavori legati al campo della creatività e come applichi questo istinto creativo nel tuo bar?
- Perché secondo te molti italiani pur non avendo nessuna esperienza nel settore della ristorazione decidono, una volta arrivati a Fuerteventura, di investire in bar e ristoranti?
- Cosa consiglieresti a chi vorrebbe cambiare vita e trasferire la sua attività di ristorazione qui a Fuerteventura?
- Progetti per il futuro?
Chiara, cosa ti ha portato a Fuerteventura?
«Sono arrivata alle Canarie nel 2005, tutto è iniziato con mio nonno quando decise di risposarsi e trasferirsi a Gran Canaria con la sua compagna e da quel momento è arrivata la curiosità anche per il resto della famiglia, così cominciando a far visita al nonno abbiamo iniziato ad innamorarci dell’isola, poco dopo mio padre a deciso di chiudere la sua azienda in Italia e cambiare vita, di conseguenza sia io che tutta la mia famiglia l’abbiamo seguito.
Un paio d’anni dopo sono stata chiamata da una piccola società di Gran Canaria per collaborare all’inaugurazione della caffetteria Amarena successivamente nel 2010 mi hanno richiamata chiedendomi se volessi entrare in società e gestire il locale, accettai e da due anni sono diventata proprietaria e così è iniziata la mia avventura a Fuerteventura.»
Di cosa ti occupavi in Italia e come ti sei adattata inizialmente alle isole Canarie dal punto di vista lavorativo?
«Dopo l’università ho iniziato a lavorare per Lindt occupandomi della parte creativa del packaging. Una volta arrivata alle Canarie ho iniziato a gestire un piccolo chiosco sulla spiaggia, ma abbandonai presto il progetto a causa degli affitti proibitivi.
Successivamente ho iniziato a lavorare in un ristorante di una famosa catena di Gran Canaria dove ho imparato a gestire il lavoro che c’era dietro il bancone di un bar e soprattutto a decorare gelati.
Vedendo le mie capacità nella decorazione, i proprietari del ristorante mi hanno incaricata di insegnare a decorare anche alle gelaterie degli altri rlocali della catena.
Credo che i miei studi mi abbiano aperto molte opportunità a livello artistico infatti dopo qualche anno ho iniziato a lavorare per un fiorista molto conosciuto in quella zona e ci occupavamo di decorazioni per matrimoni, la maggior parte erano cerimonie indiane e tra i nostri clienti abbiamo avuto il piacere di decorare il matrimonio di uno dei figli dei proprietari di Fund Grube ed è stata un’esperienza meravigliosa.
Quest’ultima esperienza mi ha portata ad ulteriori lavori creativi come allestimento di vetrine e visual merchandising, ma quando mi hanno richiamata nel 2010 per collaborare nuovamente con Amarena, essendomi già innamorata dell’isola la prima volta, non ho saputo resistere »
Come descriveresti questa fortuna che hai avuto nel trovare sempre lavori legati al campo della creatività e come applichi questo istinto creativo nel tuo bar?
«Ho sempre messo molta passione in tutti i lavori che ho svolto e cerco sempre di metterci una parte creativa perché mi diverte e mi piace e credo sia proprio questo a far si che il lavoro continui al meglio.
Il bello della creatività è che si può applicare ovunque, per esempio: 2 anni fa una volta al mese chiudevamo Amarena e la trasformavamo in ristorante notturno, cambiavamo completamente lo stile del locale e preparavamo un piccolo menù fisso riscuotendo un ottimo successo »
Perché secondo te molti italiani pur non avendo nessuna esperienza nel settore della ristorazione decidono, una volta arrivati a Fuerteventura, di investire in bar e ristoranti?
«È vero ed è molto triste perché molti di questi locali chiudono prima dei tre mesi dall’apertura e purtroppo è colpa dell’inesperienza del lanciarsi in investimenti azzardati senza prima conoscere il mercato. Aprire un bar non vuol dire solamente preparare caffè, è un lavoro che come tutti gli altri bisogna saperlo fare bene perché possa funzionare, inoltre c’è quest’abitudine di cambiare radicalmente l’aspetto del locale e questo può essere pericoloso, se il cliente abituale non riconosce più il tuo bar come il “solito posto” potrebbe anche decidere di andare altrove e tu perderesti il cliente»
Cosa consiglieresti a chi vorrebbe cambiare vita e trasferire la sua attività di ristorazione qui a Fuerteventura?
«Sicuramente è fondamentale sapere bene lo spagnolo visto che tutti i fornitori e la maggior parte dei clienti sono del posto. Fuerte è una località turistica quindi bisogna essere preparati e saper comunicare bene, non solo con connazionali e gente locale , ma anche con turisti e le loro diverse esigenze.
Chi decide di trasferirsi non deve dimenticarsi che sull’isola si lavora 365 giorni, tenere in considerazione anche che lavorare con gente del posto a volte può non essere semplice perché purtroppo sono abituati all’idea dell’italiano arrogante e presuntuoso, dunque bisogna capire anche il loro punto di vista e rendersi conto che se inizialmente diffidano nei nostri confronti è probabile che abbiano avuto delle esperienze spiacevoli con nostri connazionali.
Consiglio di non pensare di trasferirsi sull’isola per fare fortuna, credo invece sia molto più importante concentrarsi nel costruire un ambiente lavorativo favorevole dove andare tutti i giorni ed essere felici.»
Progetti per il futuro?
«Si certo! Che sia cambiare isola in futuro o ritornare al mio lavoro iniziale di decorazione non voglio chiudermi nessuna porta.»
“Tutte le notti mi addormento pensando a cosa posso fare di nuovo.” Chiara Tosi